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martedì 21 ottobre 2014

ISIS: ALLAH O PETROLIO, QUAL'E' IL VERO DIO?


Autore: Emiliano Bonatti


E’ di ieri la notizia che la Turchia, dopo aver mantenuto per settimane una posizione decisamente ambigua, ha autorizzato il passaggio sul proprio territorio di combattenti curdi iracheni diretti verso Kobane in aiuto dei curdi siriani accerchiati dalle milizie dell’Isis. Questo sostegno, assieme ai rifornimenti di armi, cibo e medicinali che gli Stati Uniti hanno dichiarato di aver paracadutato sulla zona, dovrebbe garantire una boccata d’ossigeno alle forze impegnate nella strenua difesa della città siriana assediata ormai da tempo. Solo nei prossimi giorni si potrà valutare se questo sia il primo passo di un reale impegno di Ankara nella lotta contro le milizie islamiste o se si tratti unicamente di un “regalino” concesso a seguito delle pressioni ricevute dagli Stati Uniti (e sotto traccia dalla Nato). La Turchia, d’altro canto, è in una posizione alquanto delicata: avamposto della Nato nel teatro di guerra con alcuni alleati militari che combattono un movimento che, a sua volta, ha combattuto un nemico storico della Turchia stessa, ovvero Assad. All’interno di questo risiko, lo storico problema curdo che fa temere ad Erdogan possibili rivendicazioni interne a seguito di un’eventuale affermazione dei peshmerga contro l’Isis.


A proposito di Isis (o Is/Isil) risulta molto interessante lo studio delle direttrici di espansione del movimento in Siria e Irak, al di là delle rivendicazioni storico/religiose sulle aree tra il Tigri e l’Eufrate, su Baghdad e Damasco considerate le capitali del Califfato.
La mappa mostra in maniera chiara come gli obiettivi primari dell’espansione dello Stato Islamico siano decisamente più economici che religiosi: giacimenti, raffinerie e linee di distribuzione del petrolio hanno attirato l’attenzione delle milizie di Al-Baghdadi molto più dei luoghi sacri. Lo stesso interesse rivolto verso le aree curde si spiega soprattutto con la ricchezza di giacimenti di quelle zone. Ed è grazie a queste “conquiste” che l’Isis risulta ad oggi l’organizzazione meglio finanziata del mondo, con una stima di più di 3 milioni di dollari incassati al giorno solo per la vendita del greggio al mercato nero.



Nulla di nuovo, del resto, sotto il sole. Le guerre nascondono da sempre preponderanti interessi economici di qualche elite di potere. Qualche volta la “maschera” è la religione, altre volte è l’ideologia, la razza, l’etnia. In questo caso la follia fondamentalista, con la sua retorica semplice e diretta supportata dai mezzi messi a disposizione dalla moderna tecnologia, sta reclutando decine di migliaia di giovani musulmani disposti a commettere le peggiori aberrazioni nella convinzione di servire il proprio Dio senza rendersi conto, però, di servire in realtà solo qualche potente. Senza rendersi conto di ripetere lo stesso errore commesso nella storia da tanti altri “soldatini” annebbiati dalla propaganda del santone/predicatore/demagogo di turno. 


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