“Mi vergogno come membro della leadership europea per
l'incapacità dell'Europa di affrontare questo dramma umano e per il livello del
dibattito ai più alti livelli, dove si gioca allo scaricabarile”. Queste
le parole di Alexis Tsipras dopo l’ennesimo dramma consumato oggi sulle coste
greche con la morte di almeno 22 migranti, tra cui diversi bambini. Come dargli
torto? L’Europa ormai da mesi sta dando il peggio di se nell’affrontare i temi
più scottanti dell’agenda internazionale. Proprio la lotta fratricida di questa
estate sul debito greco ha sottolineato gli anni luce di distanza tra l’Europa reale
e l’Europa dei popoli sognata nel dopoguerra dai padri fondatori del progetto
europeista. Un insieme di Stati Nazione preoccupati del proprio orticello,
capaci di imporre un ricatto mostruoso e condizioni mortificanti ad uno Stato
membro che ha “osato” deragliare rispetto alla “cura” (inefficace peraltro)
decisa da qualche potente Cancelliere nel Nord, bravissimo a bacchettare gli
altri da un traballante pulpito di onestà e rigore, salvo poi trovarsi qualche
scandalo di grossa dimensione proprio sotto casa. Nord contro Sud, alla faccia
della “solidarietà” e della “fratellanza” che dovrebbero essere la base della costruzione
socio-politica di un progetto di Unione.
Non molto diversamente si stanno comportando gli Stati membri
nell’affrontare l’emergenza migranti. Riunioni, summit, ridicole e totalmente
inutili decisioni prese sulla carta per mostrare al mondo che “qualcosa” si sta
facendo. Peccato che poi, nella realtà, il peso dell’emergenza resta a carico
dei tanto dileggiati paesi del Sud, con il Nord e l’Est che mostrano solidarietà
ma che si guardano bene dal condividere il problema. L’Europa, specie per buona
parte dei paesi dell’Est freschi di adesione, è una specie di supermarket di
cui si sono presi i benefici (milioni di contributi per il rilancio delle
proprie economie) ma di cui non si vogliono condividere i doveri. La Germania,
che dichiarava solo qualche settimana fa una specie di “porte aperte per tutti”,
ha già limato la propria posizione. Nel frattempo le persone continuano a
morire e i cittadini europei iniziano a far fatica a mantenere un sano spirito
di accoglienza. Siamo arrivati ai muri tra Stati, alle autorità di un paese che
“accompagnano” i migranti ai confini di un altro, al tutti contro tutti. Un’Europa
così non serve a nessuno e manca poco alla definitiva certificazione del
fallimento dei tentativi di arrivare ad una vera unione socio-politica. Finchè
si è parlato di unione economica, tutti d’accordo e tutti contenti. Quando si è
cercato di andare su qualcosa di più “profondo” i risultati sono stati desolanti.
L’Unione si sta suicidando, chiusa nel suo bunker di Bruxelles, e la sua
impotenza sta dando grosso fiato ai movimenti anti-europeisti che hanno gioco
fin troppo facile nel denunciare i colossali limiti ed errori delle istituzioni
(il risultato delle elezioni polacche ne è un chiaro esempio). Spinelli si
sta rivoltando nella tomba..
Tornando al dramma di oggi, nel solo mese di ottobre almeno
68 persone (di cui un enorme numero di bambini) sono morte al largo delle coste
greche. Le piccole isole dell’Egeo stanno subendo una pressione ormai insostenibile.
L’esempio dell’isola di Lesbo è esemplare: in un isola di 86.000 abitanti, solo
nel 2° trimestre del 2015 sono sbarcati oltre 29.000 migranti. Facendo un
rapido confronto, è come se in Sicilia (5 milioni di abitanti) sbarcasse più di
un milione e mezzo di disperati.