"In un regime totalitario gli idioti ottengono il potere con la violenza e gli intrighi... in una democrazia, attraverso libere elezioni..."

mercoledì 5 novembre 2014

DELIRI LEOPOLDIANI E UN PAESE CHE MUORE

Autore: Emiliano Bonatti

Inebriato dalle celebrazioni della Leopolda, che hanno promosso il renzismo a via maestra (ed unica) per la cura di un paese malato, sospinto dai consigli dello spin-doctor londinese con interessi economici sparsi in qualsiasi parte del mondo tranne che in Italia, sostenuto da un general manager che “delocalizza” sedi legali per avere vantaggi fiscali, benedetto da Confindustria e difeso coi denti e con le unghie dalle sue ancelle pronte a sacrificarsi per farsi notare dal capo (Picierno docet), Renzi deve aver perso per strada il contatto con il paese reale. Accade spesso agli uomini soli al comando convinti, dal proprio ego e dalle rispettive corti, di avere sempre ragione su tutto. E guai al pazzo che osa porre domande o questioni specifiche… è semplicemente un eretico che non vuole comprendere dove stia la “verità” e può essere liquidato in pochi secondi con qualche simpatica freddura.


Le manifestazioni, le manganellate, le proteste, le minoranze che osano porre “problemi” sono viste come semplici fastidi da rimuovere al più presto, o da nemmeno considerare, inventandosi qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa. In questo, purtroppo, il buon Matteo ricorda molto chi l’ha preceduto per vent’anni a Palazzo Chigi. C’era sempre qualche dissidente, qualche comunista o qualche cariatide da incolpare per i mancati successi o, per dirla in maniera più sensata, per le proprie cazzate. “Le leggi si fanno in Parlamento, non con i sindacati”... verità tecnicamente ineccepibile, peccato che essi rappresentino, nonostante il fastidio di Renzi, una notevole fetta dei lavoratori italiani (e magari degli elettori Pd) e che sia doveroso un confronto serio anche con loro. Tra l’altro come può giustificare il premier questo slancio di amore per il ruolo legislativo del Parlamento quando, ad ogni occasione in cui non ci si sente sicuri dei numeri, si pone la fiducia sulla conversione in legge di qualche Decreto (non ultima sul Decreto Sblocca Italia)? Non è anche questo un atto che di fatto esautora il Parlamento dalle proprie funzioni?


“C’è qualcuno che sul lavoro vuole spaccare il paese”... ma chi, finora, ha avuto i toni più sprezzanti e dequalificanti nei confronti di qualsiasi interlocutore non allineato? Chi finora, col proprio atteggiamento, sta ulteriormente dividendo un paese tra “seguaci” e “non seguaci”? Tra “giusti” e “vecchi da rottamare”? Senza contare che finora l’iniqua azione di governo non sta dando la minima risposta al continuo aumento delle divaricazioni e delle fratture sociali: il ricco sempre più ricco, il povero sempre più povero, il poliziotto che diventa il nemico del manifestante, il precario nemico dell’assunto a tempo indeterminato. Renzi, con la boria dell’uomo che non deve chiedere mai, non sta rispondendo a nessuna delle istanze che arrivano da chi sta soffrendo più di tutti la crisi. Non sono certo i Serra, i Marchionne o gli Squinzi quelli da ascoltare con maggiore attenzione ma finora il nostro Matteo si preoccupa più di visitare le dirigenze di fabbriche appositamente svuotate degli operai (come a Brescia) piuttosto che confrontarsi direttamente con le fasce deboli della società. Non è, oltretutto,  occupando le televisioni che si risolvono i problemi del paese. Certo, andando nel salotto della D’Urso si guadagna il sostegno della fascia demenzial-italiota della domenica pomeriggio, ma non si fa ripartire un paese in ginocchio. La tecnica è già stata vista per vent’anni, ora basta. Basta con gli slogan e le battute, all’Italia servono politici seri, non cabarettisti. Il trio Renzi-Berlusconi-Grillo, leader alla guida dei 3 principali partiti italiani, è qualcosa di agghiacciante.



Si lascino da parte le campagne pubblicitarie in perfetto stile Cavaliere, così come l’agenda delle riforme dettata da Arcore, e ci si confronti con le fasce più sofferenti di questo sgangherato paese. Solo unendo la nazione si possono affrontare passi difficili, ma nel contesto attuale lo spirito unitario non si vede nemmeno all’orizzonte. E c’è poi il dovere morale di non garantire a Berlusconi il ruolo di padre costituente della nuova Italia. E’ un insulto alla nazione (e un godimento per Silvio) constatare che Sacconi e Verdini siano più influenti adesso di quando erano al governo e siano i punti di riferimento del dialogo per le riforme. Direi che, nonostante i vanti, non ci siamo proprio...


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