"In un regime totalitario gli idioti ottengono il potere con la violenza e gli intrighi... in una democrazia, attraverso libere elezioni..."

giovedì 7 novembre 2013

SE QUESTO E' UN UOMO...

Autore: Emiliano Bonatti


Si sentiva decisamente la mancanza, tra le "perle" di autocommiserazione del pregiudicato Berlusconi, di un qualsivoglia riferimento all'Olocausto. Ed ecco che dall'ex premier arriva, per non farci mancare nulla, una delle uscite più disgustose di una carriera già costellata di boutades di infimo livello. Nell'ormai consueta e terribile presentazione di un libro di Bruno Vespa esce l'agghiacciante frase: "i miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler." Ho pensato, da subito, di aver capito male, di aver letto male. Lo speravo, pensando che anche un losco figuro come Berlusconi potesse avere un limite, quantomeno quello imposto dalla decenza. E invece no, era proprio così. Una bella famigliola di ricconi, di ragazzi che amministrano società, che viaggiano su elicotteri, protetti dalle scorte e dal paradiso dorato garantito dal padre, paragonata alle famiglie ebree perseguitate dal regime nazista!! Spero che i figli del buon Silvio abbiano il coraggio di prendere le distanze da una simile vergognosa dichiarazione. Cosa possono avere in comune loro, con i milioni di "figli" dell'Olocausto? Cosa può avvicinare la loro storia a quella di chi ha subito il male assoluto della Shoah? Cosa può mai avvicinare Barbara o Marina Berlusconi ad Anna Frank? Assolutamente nulla, se non l'ormai conclamata follia di un pluri-indagato che tenta in ogni modo di accreditarsi agli occhi dell'opinione pubblica come il più perseguitato degli italiani. Nulla, se non l'acclamarsi della peggiore stortura che il berlusconismo ha portato nella società italiana: la distruzione del rispetto. Il rispetto delle regole, il rispetto degli altri e, in questo atroce caso, il rispetto della storia, della memoria e della vita. Il rispetto, semplicemente, non esiste più.

Il soggetto, come da prassi, ha subito giocato la carta della "manipolazione" e della "polemica strumentale", come se la frase l'avesse detta un passante e fosse stata a lui attribuita da qualche giornalista comunista. Altrettanto veloce è stata la levata di scudi dei suoi accoliti che accusano il resto del mondo di avercela con quel pover'uomo. Anche i suoi fedelissimi, però, in questo caso avrebbero dovuto avere quantomeno la decenza di tacere. Quella frase è un insulto alla memoria dell'umanità intera. Alla memoria di quegli uomini e quelle donne che, come diceva Primo Levi, nei lager cessavano di essere uomini e diventavano, per mano di altri uomini, semplici "numeri",  "animali" da utilizzare come forza lavoro o, semplicemente, da sterminare. Questa, caro Silvio, non è tollerabile.

Immagino già le obiezioni di qualcuno che sosterrà come ogni frase di Berlusconi venga utilizzata per attacchi politici volti alla sua uscita di scena. Mi permetto di contestare preventivamente che in questo contesto la faida politica non entri minimamente. Un personaggio pubblico non può esternare le proprie opinioni come se fosse un qualunque cittadino seduto al bar davanti ad un caffè. Le storture del '900 sono un patrimonio comune dell'umanità e spetta proprio ai personaggi pubblici utilizzarle per evitarne l'oblio e far sì che simili abomini non si ripetano. Un ex presidente del Consiglio che prenda posizioni di un certo tipo, deve semplicemente assumersene la responsabilità. Non basta ricordare qualche "dichiarazione di amicizia" verso Israele per lavare simili scemenze.

Parafrasando Levi: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare". Il suo capolavoro è a disposizione di tutti per ricordarsi che "questo è stato" e realizzare quanto penosa sia l'uscita di Berlusconi.


Nessun commento: